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LO SCIOPERO DELL’IPSAS ALDROVANDI-RUBBIANI DI BOLOGNA.

21.11.2022 11:24

LO SCIOPERO DELL’IPSAS ALDROVANDI-RUBBIANI DI BOLOGNA.

Le scuole con una deriva autoritaria stanno aumentando e penso che ci sia un meccanismo per cui Ds, dsga e staff vari si sentano "legittimati" a fare come gli pare perché appoggiati dl governo: da questo punto di vista l'ggiunta della parola "merito" al MI è stata subito recepita in modo chiaro. Ci sono tante scuole che si trovano in questa situazione e certo - senza una bella dose di terminazione da parte di docenti e ata - l'esempio dell'Aldrovandi è esportabile.

 
di seguito un video e alcune foto della manifestazione
e alcuni articoli

 Luca Castrignano ha scritto:

Lo sciopero è stato un successo. Solo pochissime delle 52 classi sono entrate, più di 100 persone in sciopero, una larga maggioranza di docenti e ata, diverse delle quali al loro primo sciopero, che hanno tenuto un lungo presidio di due ore e mezza sotto la scuola e poi un colorato e vivace corteo fino all'usr con la presenza anche di alcuni colleghi ora in pensione. Il direttore che prima aveva avvisato di non essere presente per pregressi impegni si è liberato per poter incontrare una delegazione di scioperanti e ascoltare le ragione della inconsueta protesta, mai aveva visto uno sciopero di scuola.
Per una volta il dilagare del dirigismo autoritario ha trovato nelle lavoratrici e nei lavoratori una risposta determinata e compatta, al di là delle tante differenze in nome del rifiuto a presidi padroni.
Essenziale il lavoro delle 3 rsu cobas (su 6) senza le quali il lungo percorso iniziato già la primavera scorsa non sarebbe stato possibile e a cui solo alla fine, quando i cobas hanno comunicato l'indizione dello stato di agitazione, hanno dovuto unirsi cgil (l'unica altra sigla ad avere dato un contributo reale nella gestione dello sciopero)  gilda e cisl, su pressione dei propri iscritti. In ogni caso un successo per i cobas che ad ogni livello, istituzioni, sindacati e soprattutto colleghi hanno avuto ampio riconoscimento. 
Grande copertura mediatica.
Da non dimenticare, per la valenza della giornata, il fatto che la dirigente scolastica sia anche presidente dell'ANP provinciale
Sul piano delle possibili riflessioni annoto alcuni punti:
Si è trattato di una sorta di sciopero aziendale che ha unito il malessere per il peggioramento dell'organizzazione del lavoro a quello più profonda verso la modalità del comando monocratico e della chiusura di ogni spazio di condivisione, anche sul piano della didattica. 
Ha raggiunto percentuali di adesione anomale come effetto della costruzione di una rete di relazioni al di là delle appartenenze specifiche rovesciando il senso di oppressione in sentimento di forza e orgoglio
Non ha mai ipotizzato fin dall'origine di scegliere opzioni basate su vertenze legali
Luca
 

Docenti e ATA in lotta per una scuola partecipata e condivisa, contro presidi-padroni e scuola-azienda

I sindacati Cobas scuola, Flc Cgil, Cisl scuola, Gilda e la RSU di Istituto, su mandato di una affollata assemblea di docenti e ATA, hanno proclamato lo sciopero dell’intera giornata per venerdì 18 novembre con presidio dalle ore 8 in Via Marconi 40.

Una parte significativa della comunità scolastica ha orgogliosamente deciso di promuovere lo sciopero in un singolo istituto, cosa che non si vedeva da decenni, a seguito del drastico peggioramento delle relazioni e del clima di grande disagio che si respira nella scuola, con evidenti ricadute sul benessere collettivo e sulla qualità del lavoro. Tutto ciò accade a causa della gestione dirigista e autoritaria della dirigenza, supportata dallo staff.

Sappiamo che la situazione dell’Istituto Aldrovandi-Rubbiani presenta tratti presenti anche in altre scuole, poiché corrisponde ad un determinato modello di gestione, verticistico e con forti caratteristiche di autoritarismo. Questa strategia si fonda sui nefasti cambiamenti degli ultimi decenni, volti a trasformare la scuola in senso aziendalista, e su provvedimenti che hanno la precisa intenzione di affermare lo strapotere dei/delle dirigenti a scapito della dignità di chi lavora a scuola, della collegialità e del confronto con le rappresentanze sindacali.

La vita della scuola, le scelte didattico-organizzative, la gestione delle risorse umane e finanziarie, tendono a diventare appannaggio esclusivo di dirigenti che si auto-investono del potere salvifico di rappresentare l’intera comunità scolastica, nonché il bene generale della scuola pubblica tout court.

Organizzazioni sindacali di categoria come l’ANP (Associazione Nazionale Presidi) sostengono da anni la necessità di accrescere sempre più i poteri dei/delle dirigenti (oltre che le loro retribuzioni) nella gestione del personale e delle risorse economiche assegnate, senza i lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme contrattuali.

In alcune scuole ha così preso piede la pratica verticistica costruita attraverso la fidelizzazione di un corpo fiduciario ristretto di collaboratori e collaboratrici, sempre in sintonia con “il capo” e con la sua linea gestionale, un corpo nettamente separato dalla stragrande maggioranza di docenti e ATA, inquadrata in compiti meramente esecutivi. Queste scelte organizzative promuovono il rapporto diretto con il personale “sottoposto” di cui la/il dirigente si arroga il diritto di interpretare il “bene” e, al contempo, garantiscono la pervasività delle decisioni dirigenziali a scapito di ogni eventuale discussione o critica.

Si tratta, dunque, di un modello di gestione che può anche avere, a seconda dello stile dirigenziale, il suo corollario di premi e punizioni, di intimidazione e di paura, che coinvolge soprattutto il personale precario e neoassunto, ma che si allarga a tutte e tutti coloro che semplicemente “non vogliono avere problemi” o hanno già sperimentato il peggioramento della qualità della vita conseguente a conflitti con una figura superiore.

Questo modo di esercitare la funzione dirigenziale sta diventando sempre più diffuso e non può essere considerato una eccezionale anomalia. Non è un mistero, infatti, che esista da tempo una parte di dirigenti scolastici, e anche del mondo politico e intellettuale, che ha fatto del presunto merito, ben prima che fosse incorporato nella denominazione del Ministero dell’Istruzione, il perno ideologico di questo modello di scuola e che ha sostenuto la differenziazione di carriera tra docenti e l’istituzione del bonus premiale, che alcune e alcuni dirigenti continuano ostinatamente a mantenere in vita anche dopo la sua cancellazione di fatto con la legge di Bilancio del 2020. Il bonus ha un solo vero significato, al di là della foglia di fico dei criteri di attribuzione: dare al/alla dirigente la possibilità di riconoscere un beneficio economico a chi lavora per lei/lui. A ciò si aggiunge il potere acquisito di dispensare esoneri dall’insegnamento per attività organizzative a chi fa parte del suo staff, senza dover contrattare nulla con chicchessia. Un modello privatistico, che concepisce le risorse umane e finanziarie della scuola come patrimonio del/della dirigente oppure come appannaggio della funzione dirigenziale.

Nella lotta di docenti e ATA della scuola Aldrovandi Rubbiani vediamo uno scatto di orgoglio, la volontà di resistere al processo disgregativo che ha investito una grande comunità scolastica, evitando che le singole persone si ritrovino sole, impotenti e sottomesse.

Ciò che sta accadendo è ora a disposizione del dibattito pubblico, al di fuori delle mura scolastiche, svelando la realtà che spesso si nasconde dietro le scuole di vetrina, pronte a fare marketing sui progetti più accattivanti e ad occupare le pagine dei giornali, nascondendo la miseria di relazioni umane che dilaga al proprio interno.

Le colleghe e i colleghi, docenti e ATA in lotta contro l’autoritarismo della dirigente, hanno mostrato a tutte e tutti noi che è possibile preservare e rafforzare la coesione dei lavoratori e delle lavoratrici, praticare la condivisione e non la competizione, ed anche che è possibile affermare un modello di scuola diverso, partecipativo e orizzontale, che faccia del rispetto e del benessere relazionale il fondamento della qualità del lavoro.

Cobas Scuola Bologna                                                                 Campagna Bastastress


Scuola, lo sciopero alle Aldrovandi Rubbiani contro la gestione monocratica

Le agitazioni nel mondo della scuola non sono mai mancate, nemmeno durante la pandemia. Ma è da tempo che, almeno a Bologna, non si vedeva uno sciopero che riguarda un solo istituto scolastico. È invece quello che accadrà domani alle Aldrovandi Rubbiani, quando sciopererà tutto il personale della scuola per protestare contro quella che viene definita una «gestione monocratica» della scuola da parte della dirigente scolastica.
A nulla, infatti, sembrano valsi i tentativi di conciliazione in Prefettura e quattro sindacati – Cobas Scuola, Cgil, Cisl e Gilda – hanno proclamato lo sciopero.

«La scuola dovrebbe essere collegiale», lo sciopero alle Aldrovandi Rubbiani

«Una parte significativa della comunità scolastica ha orgogliosamente deciso di promuovere lo sciopero in un singolo istituto, cosa che non si vedeva da decenni, a seguito del drastico peggioramento delle relazioni e del clima di grande disagio che si respira nella scuola, con evidenti ricadute sul benessere collettivo e sulla qualità del lavoro – si legge in un comunicato dei Cobas Scuola – Tutto ciò accade a causa della gestione dirigista e autoritaria della dirigenza, supportata dallo staff».
I sindacati contestano che la vita della scuola, le scelte didattico-organizzative e la gestione delle risorse umane e finanziarie diventino appannaggio esclusivo della dirigente.

Alle Aldrovandi Rubbiani, in particolare, lavoratrici e lavoratori non hanno digerito la scelta della dirigenza sull’organizzazione del lavoro suddivisa in diversi plessi, operata in aperto contrasto con quanto indicato dal collegio docenti. Ma ad incrociare le braccia sarà anche il personale Ata, chiamato a ricoprire mansioni di sorveglianza di classi rimaste scoperte per effetto dell’organizzazione del lavoro. Mansioni che non gli competerebbe e per le quali non c’è stata alcuna contrattazione.
Oltre a ciò, le rsu lamentano una scarsa trasparenza, anche sull’utilizzo delle risorse economiche destinate alla scuola, cui i sindacati non riescono a venire a conoscenza.

«Più in generale – spiega ai nostri microfoni Luca Castrignanò dei Cobas Scuola – c’è un disagio legato a quest’idea di scuola fortemente verticistica e aziendalista, che ha fatto piazza pulita degli organi collegiali per imporre un modello di gestione della scuola che non è condiviso e intorno al quale, non trovando spazi di mediazione, contrattazione o conciliazione, si è dovuto ricorrere allo stato di agitazione e ora allo sciopero».
La “gestione monocratica” delle scuole, del resto, è favorita dalla riforma della cosiddetta “Buona Scuola” del governo Renzi, che ha concentrato molti poteri nelle mani dei dirigenti scolastici.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA CASTRIGNANÒ:

https://www.radiocittafujiko.it/scuola-lo-sciopero-alle-aldrovandi-rubbiani-contro-la-gestione-monocratica/________________________________________________________________________________________________________________________________

Venerdì 18 novembre Sciopero e presidio alle Aldrovandi-Rubbiani di Bologna

Venerdì 18 novembre 2022 sciopero di tutto il personale DELL’IPSAS ALDROVANDI-RUBBIANI DI BOLOGNA, con PRESIDIO DALLE ORE 8 IN VIA MARCONI 38-40 a Bologna.  

A seguito dell’intervento della commissione di garanzia lo sciopero inizialmente previsto per il 14 novembre è stato differito al 18 novembre.

CISL Scuola, COBAS Scuola, FLC CGIL, GILDA Unams, unitamente alla RSU di istituto, hanno proclamato lo sciopero dell’intera giornata di tutto il personale docente e ATA su richiesta dell’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’IPSAS “Aldrovandi Rubbiani”

Durante questi mesi, e già a partire dalla fine dell’anno scolastico precedente, la dirigenza ha assunto una modalità sempre più autocratica di gestione della scuola, imponendo le proprie decisioni e sottraendosi ad un vero confronto all’interno degli organi collegiali e con le rappresentanze sindacali. Dopo aver visto fallire l’ennesimo tentativo di conciliazione in prefettura, a causa dell’atteggiamento intransigente della dirigente, è giunto il momento di dare voce al disagio e al malessere diffuso all’interno della comunità scolastica. 

SCIOPERIAMO PER 

• Una scuola fondata sul rispetto, la partecipazione e la collaborazione tra tutte le sue componenti 

• La valorizzazione e il coinvolgimento effettivo degli organi collegiali nella gestione didattico organizzativa della scuola 

• La trasparenza sull’utilizzo delle risorse umane ed economiche della scuola, attraverso una informazione corretta, tempestiva e completa alle rappresentanze sindacali 

• Il rispetto di un congruo preavviso nella comunicazione degli impegni scolastici e la definizione di un orario di lavoro certo e stabile per tutto il personale ATA 

• Il riconoscimento della formazione come servizio a tutti gli effetti 

SCIOPERIAMO CONTRO 

• Il modello dirigistico di gestione della scuola e delle risorse ad essa assegnate attraverso decisioni unilaterali calate dall’alto 

• La marginalizzazione del ruolo di docenti e ATA ridotti a semplici esecutori delle direttive dirigenziali 

• L’imposizione arbitraria del servizio su più plessi 

• L’organizzazione flessibile del lavoro del personale ATA senza confronto preventivo 

• La mancanza di chiarezza nell’attribuzione degli incarichi e dei compiti specifici richiesti al personale destinatario di compensi accessori  

LO SCIOPERO DELL’IPSAS ALDROVANDI-RUBBIANI DI BOLOGNA.

per vedere il video qui:

www.youtube.com/watch?time_continue=7&v=64fg-ouGUKg&feature=emb_logo

su youtube


 

 

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