partecipare è libertà

La Gkn e un’idea diversa del lavoro

08.08.2021 17:43

Quando i manager del fondo di investimento finanziario Melrose, che dal 2018 gestisce la multinazionale leader nella produzione di semiassi Gkn, a inizio luglio hanno inviato un’email ai 422 lavoratori di Campi Bisenzio per licenziarli e avvertirli della chiusura a freddo della fabbrica non immaginavano certo che sarebbe nata una campagna. Già, perché intorno ai lavoratori che improvvisamente hanno occupato la fabbrica ha preso forma una protesta animata dal territorio e sostenuta da diversi pezzi di società geograficamente più lontani. Di sicuro, come ricorda qui Marvi Maggio, questa lotta comune consente ovunque di rimettere al centro alcuni principi e pratiche di un’idea diversa di lavoro, dove ad esempio i lavoratori e le lavoratrici hanno sempre voce in capitolo su ogni scelta delle imprese, dove i finanziamenti alle aziende si trasformano in sostegno a possibili autogestioni dei lavoratori, dove non è il mercato, che produce per il profitto, a orientare le scelte, ma i bisogni sociali di un territorio

L’economia deve servire per rispondere ai bisogni di tutta la popolazione e deve creare condizioni di lavoro libere e soddisfacenti, per chi, lavorando, rende possibile la risposta a quei bisogni. Rispondere ai bisogni di tutta la popolazione significa fare delle scelte sulle priorità, cosa mettere al primo posto: casa per tutti, prima degli yacht e della case di lusso, servizi pubblici per la salute e per la persona, istruzione, cultura, arte, la cura del territorio, disponibilità di tutti i beni, anche tecnologici, che ci servono per rispondere ai differenti bisogni, fra cui la domanda di socialità, cultura, informazione. Significa produrre beni e servizi garantendo sempre e tassativamente che la domanda di salute, il diritto alla salute, trovi sempre risposta. Significa impedire inquinamento di aria, acqua e suolo. Significa un rapporto sinergico fra insediamento umano e ambiente, garantendo sempre il rispetto delle libertà e della creatività di chi lavora.

Il problema non è solo la pochezza dei desideri dei ricchi, ma la domanda deve essere, come hanno fatto ad arricchirsi. Prima di tutto lo hanno fatto appropriandosi di una quota smisurata di quanto è stato socialmente prodotto, lasciando sempre di meno a chi lavora e a chi è produttore e curatore dei beni comuni. Poi lo hanno fatto non pagando che una quota irrisoria del valore reale e sociale delle risorse naturali (free gift of nature) e non pagando il vero valore del lavoro ma solo una quota irrisoria di esso (free gift of human nature). Lo hanno fatto imponendo prezzi da monopolio, come le grandi case farmaceutiche. È arrivata l’ora di chiedere conto.

Lo scandalo degli yacht e delle case di lusso o dei viaggi nello spazio è prima di tutto che qualcuno abbia accumulato una enorme quantità di ricchezza da sperperare: spesso lo ha fatto sfruttando i lavoratori, inquinando e depredando beni comuni, avvelenando le falde acquifere e i terreni, l’aria. Lo ha fatto gestendo imprese o investendo sulle loro azioni sul mercato internazionale, individualmente o cooperando con altri in specifici fondi di investimento. Ce ne accorgiamo quando quelle stesse imprese che si sono arricchite sulla nostra pelle, di fronte a regole a favore dell’ambiente e a garanza della nostra salute imposte dalla UE, affermano che così non hanno i margini di profitto necessari e quindi hanno bisogno del sostegno dello stato. È una dichiarazione di colpevolezza: si sono arricchiti proprio non pagando il prezzo dell’inquinamento, che comunque non ha prezzo. Se così è, vuol dire che questa economia non deve più trovare sostegno e avere spazio in una società civile. Si parla di creatività e innovazione, ma a pagare poco i lavoratori, de-localizzando, e a depredare risorse non ci vuole molta creatività.

https://comune-info.net/la-gkn-e-unidea-diversa-del-lavoro/

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